Quaderni Lupiensi di Storia e Diritto
Direzione:
Francesca Lamberti
Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università del Salento
Complesso Ecotekne, Via per Monteroni
73100 Lecce
Edizioni Grifo
Via Sant'Ignazio di Loyola, 37
73100 Lecce
Editoriale 2015 (Francesca Lamberti)
Il susseguirsi dei 'cicli di valutazione' della didattica e della ricerca nel nostro sistema universitario, con un rilevantissimo aggravio anche dell'attività burocratica incombente sui singoli, unitamente all'esasperata valorizzazione dell'eccellenza, anche a scapito di ricerca e didattica di 'buona' qualità, appare in allarmante sintonia con quanto vediamo accadere, a livello di politica europea, negli ultimi mesi, in riferimento alla 'forbice' che drasticamente appare allontanare la Grecia dai restanti paesi dell'Unione. La relativa libertà che ha sino a qualche tempo fa contrassegnato la didattica e la ricerca nel nostro Paese potrebbe paragonarsi alla 'libertà finanziaria' con cui sino a qualche anno fa hanno agito gli stati membri dell'Unione europea. Costringere questa in steccati sempre più angusti, con vincoli di bilancio sempre più pressanti, reiterati (quanto inutili) richiami alla responsabilità, senza che si tenga conto della storia individuale, dei contesti, dei gap dei singoli stati nell'adeguarsi alla contemporaneità, si avvicina molto a quanto avviene attualmente in casa nostra in ambito accademico. Da un richiamo (confortante ma non sempre ben gestito) all'autonomia, a una restrizione finanziaria sempre più intensa legata al Leitmotiv dell'"autonomia responsabile", alle attuali pastoie (sistema dei punti organico, blocco del turn-over, impossibile mobilità dei docenti universitari, necessità di innalzare oltremisura le tasse, scaricando i costi sugli studenti) scaturite dall'applicazione della 240/2010, a una distribuzione non sempre trasparente, a livello nazionale, di risorse ai singoli Atenei: tutto contribuisce a ridurre i margini di azione delle Università pubbliche, e - al loro interno - delle Scienze umane a fronte di quelle naturali. Chi scrive guarda con sempre crescente preoccupazione a una tendenza al 'soffocamento' di realtà che - sino a pochi anni orsono - rappresentavano un polmone intellettuale e un humus fertilissimo per le nuove leve cui affidare la dirigenza del Paese. La competizione innescata fra università se, da un lato, può condurre a un auspicato mutamento e ammodernamento di contenuti didattici e modalità di impostazione e fruizione della ricerca, dall'altro rischia di ridurre i margini di azione e di affermazione di discipline (quali quelle lato sensu antichistiche e quelle storico-giuridiche) sinora reputate necessarie alla formazione umanistica e giuridica.
Ancora una volta il ruolo delle riviste, un loro possibile coordinamento (avviato a titolo sperimentale anche in talune iniziative del nostro settore), una riflessione di carattere nazionale e internazionale sul futuro delle nostre discipline e sull'impostazione metodologica del lavoro degli 'apprendisti stregoni' e dei giovani adulti che popolano il nostro ambito, anche al fine di impedire una caduta del livello di studi e ricerche, si rivela indispensabile e primario.
Le 'letture' di volumi e saggi, da sempre oggetto di survey accurati e approfonditi (almeno nel contesto degli studi storico-giuridici), oltre a rappresentare un 'genere' del quale occorre preservare la sussistenza, possono rivelarsi altresì trampolino per discussioni seminariali, i cui risultati a loro volta rifluiscano nei dibattiti interni alle riviste stesse. Un adeguato spazio di diffusione si prevede anche per i progetti in atto nelle nostre discipline, alle quali un'attenzione notevole appare riservata sia a livello di istituzioni europee che di fondazioni nazionali operanti in Italia ma soprattutto all'estero. Analoga sorte dovrebbe essere riservata alle risultanze dei cicli di seminari e lezioni rivolti a dottorandi e giovani studiosi (la cui dimensione, anche grazie ad istituzioni quali il Centro Italo-Tedesco di Villa Vigoni, si fa vieppiù internazionale).
La circolazione di informazioni, sia mediante i volumi cartacei, sia attraverso lo strumento informatico, dev'essere costante e profondamente attenta ai contenuti, più ancora che alle strutture di contorno. È solo nel dialogo, nel 'fare rete', che la nostra scienza può ancora pensare, a mio modo di vedere, di perpetuarsi - nonostante gli ostacoli di ogni tipo e fattezza di cui già si è detto, provando, einsteinianamente, a trasformare le "crisi" in opportunità. Eventualmente anche attraverso il ricorso a quella formale 'eccellenza' di cui appaiono oramai colmi progetti, valutazioni, diciture di ogni tipo, ma con attenzione costante alla 'sostanza' di una ricerca seria, metodologicamente rigorosa, consapevole dei contesti, prudente nell'applicazione di sovrastrutture di circostanza (e condizionate dai tempi) al proprio oggetto di indagine.
Nel licenziare il presente volume, il pensiero va a uno studioso il cui sapere, vastissimo e trasversale, e la cui umanità sono andati di pari passo nella sua parabola terrena. Ci ha lasciato, quest'anno, Mario Pani. Il ricordo va alla sua dedizione di studioso e alla sua 'ferma dolcezza' di Maestro. Fra i tanti meriti scientifici e umani fu amico della nostra Rivista, e fra i suoi 'padri fondatori' sin dagli esordi: al suo insegnamento, al suo paterno sorriso, alla sua amichevole presenza è dedicato il presente volume dei Quaderni Lupiensi. "Ossa quieta, precor, tuta requiescite in urna".